Dizionari AntichiLettera C - pag. 12
consualiFeste Romane, che si celebravano con i Giuochi del Circo in onore di Conso, Dio del Buon Consiglio. Durante tali Feste non si facevano lavorare nè i cavalli nè gli asini, ed in vece si coronavan di fiori.
conticiniuma Conticendo. I Romani davano questo nome a quell'intervallo di notte, in cui tutto giaceva nel silenzio e riposo.
contubernalespropriamente
Camerati. Era il nome collettivo Latino di diversi Militari, che vivevano insieme sotto una stessa tenda o sotto una stessa baracca. (Vedi
Contubernium).
Per tal motivo volendosi indicare più Divinità adorate in un medesimo tempo, i Romani le chiamavano
Contubernales.
contuberniumDenominazione Latina, che davasi a ciascuna tenda, la quale serviva per dieci soldati col loro Capo.
Si dava in oltre questo nome al Matrimonio degli schiavi, perchè era meno riguardato dalle Leggi come un vero Matrimonio che come una semplice coabitazione; ed è certo che in vece di chiamarli Marito e Moglie venivano indicati colla parola
Contubernales; vocabolo significante ancora la moglie dello Schiavo e i suoi figli.
coriceiPirati celebri abitanti d'una Montagna dell'Iconia. Essi andavan nei Porti, e cercavano di saper con destrezza il tratto di mare, che dovevano traversare i Mercanti, ad oggetto d'inseguirli, e predare le loro merci. Il nome di quelli passò in proverbio.
corocomachiaspecie di giuoco o piuttosto uno degli esercizj della Ginnastica, il qual consisteva nello spingere e respingere un sacco di cuojo (
Corycos) ripieno di rena, della forma d'un grosso pallone, e che stava sospeso in una delle Sale dei Ginnasj destinata a questo esercizio. Ippocrate lo raccomandava a quelli, che erano troppo grassi, come utilissimo pel movimento del corpo e per la fatica che cagionava, adattato a liberare del soverchio grasso la loro persona.
coruso
Chomer, Misura per gli aridi presso gli Ebrei. Essa conteneva dieci
Medimni Attici secondo Gioseffo. Il Coro Misura dei liquidi presso la Nazione medesima, era il decimo del
Batt, vale a dire tre
pinte, una
foglieta, un
mezzo sestiere e
tre quinti di poisson di Parigi.
cottabioGiuoco celebre presso i Greci, da' quali passò in altre Nazioni. Se ne attribuisce l'invenzione ai Siciliani. I Greci si dilettavano tanto di questo gioco che i ricchi avevano comunemente nella lor casa una sala detta
Cottabeion, che serviva solamente a tal giuoco. Le donne, che stavano escluse da tutte le riunioni d'uomini, erano ammesse sovente al
Cottabeion, ov'erano spettatrici del
Cottabismo (è il nome che davasi all'azione dei giuocatori), e vi s'interessavano tanto che stimolavano spesso i giuocatori coi loro applausi. Ecco in che consisteva taal giuoco. In mezzo del
Cottabeion era fermato nel pavimento o nel palco un bastone in una vertical positura. Sopra questo bastone ne mettevano un altro in una posizione orizzontale; ed a ciascuna estremità di questo ultimo bastone si sospendeva un piccol bacino in forma di quelli delle bilancie, in modo che ne risultasse in perfetto equilibrio. Sotto ciascuno di questi piccoli bacini se ne poneva uno più grande, dal centro del quale inalzavasi una specie di piccola piramide, che chiamavano
manis; e si procurava che il piccolo bacino sospeso fosse precisamente al di sopra della sommità di questa piccola piramide, ma però distante alcuni pollici. È d'uopo osservare, che il
Cottabio era ordinariamente accompagnato da un convito. I giuocatori con una tazza in mano dopo dd'aver bevuto il vino, che vi era stato mesciuto, eccettuatane una piccola quantità che lasciavano in fondo per servire al giuoco, si mettevano in cerchio attorno alla detta bilancia. Allora uno dopo dell'altro gettava in aria più alto che mai poteva il vino rimasto nella tazza, e procurava di farlo con tanta destrezza che quel poco di vino potesse cadere ppunto in uno de' piccoli bacini sospesi, e lo facesse inclinar di tanto quanto bastava a toccare la sommità del
manis, e così fortemente che ne provenisse un suono. Secondo che quel suono era più o meno forte, se ne traevano, relativamente ai piaceri, angurj più o men favorevoli. Il premio del vincitore era per lo più una focaccia, o qualche pezzo di pasticceria fine, e sovente, secondo la compagnia, il diritto di baciar la persona che voleva. Tra le diverse altre maniere di giuocare il
Cottabio ve n'era una molto usitata, e che luogo avea ne' conviti. Alle frutte si faceva portare un gran bacile pien d'acqua, sul quale ponevansi altri piccoli bacini, che galleggiavano. La destrezza del giuocatore consisteva allora, nel gettar in aria il vino, che restava nella tazza, e di fare in modo che cadesse tanto forte in uno di quei piccoli bacini, non solo da formare un suono da cui si potessero trarre auguri simili a quelli del giuoco grande, ma ancora da precipitare il bacino in fondo al grande, che era pien d'acqua. Oltre a ciò in quel modo di giuocare al
Cottabio vi era una particolarità, cioè, che ciascuno dei piccoli bacini portava un segno presso a poco simile a quello dei dadi; il che faceva rassomigliare questo giuoco ad una specie di lotto; e secondo il segno o numero del piccolo bacino, che andava a fondo, il giuocatore guadagnava più o meno pezzi di pasticceria ec.
cratesMacchine, di cui gli Antichi si servivano negli assedj (V.
Mantelletto).
crembaliCrembali, una specie d'Istrumento, di cui le donne si servivano per la danza e pel canto: ponendolo tra le dita, e scuotendolo ne traevano un assai gradevole suono. Alcuni suppongono che fosseso le nostre Nacchere.
cricelasiospecie di Giuoco presso dei Greci. Si trattava di far girare un cerchio di ferro, intorno a cui eranvi certi anelli, che facevano un talquale romore. L'abilità consisteva nel far girare quel cerchio con un moto sì equabile, che gli anelli facessero pochissimo romore. La parola Greca, che significa questo giuoco, è κρικηλασία, che Cicerone traduce per
orbis.
cronieFeste Greche in onor di Saturno.
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