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Dizionario antico del 1821/1822, traduzione dal francese migliorata e accresciuta, autore originale Etienne Jean Monchablon. Numero voci: 1.188. Voci che iniziano con la lettera C.



Dizionari Antichi

Dizionario compendiato di antichità



Lettera C - pag. 7

caneh
o Funicula, Misura lineare o itineraria presso gli Ebrei. Era la Tesa Ebraica, e conteneva sei Cubiti. Ragguagliava dieci piedi e tre pollici, misura di Parigi.

capidi
Vasi Sacri, che servivano nei Sagrifizj, e che avevano la figura di tazze a due manichi.

caracalla
Veste celebre nella parte delle Gallie abitata dagli Atrebati, Morins. Ve n'erano di due specie, una semplicissima e grossolana per il Popolo e pe' i Soldati; l'altra distinta pe' i Grandi. Ecco l'idea, che ne dà di quest'ultima il P. Lucas. Questa veste nobile, e semplice insieme, scendeva fino al tallone, ma senza strascicare, e così imbarazzava meno ed era più comoda.
Aperta come le zimarre, aveva le maniche assai larghe per passarvi facilmente le braccia. Si poteva senza sentirne incomodo metterla sopra un altro vestimento, perchè essendo fatta con qualche piega tanto di dietro che su' fianchi, si allargava da per sè stessa al bisogno, e si prestava al volume degli altri abiti, che si tenevan disotto. Era di colore di amaranto fine e scelto, che riunendo la vivezza della cocciniglia, ed il bel fuocato della porpora, faceva un certo colore mezzano, di cui lo scarlatto formava il grado prossimo superiore, e la porpora il grado inferiore; ciò che doveva fare un colore ammirabile.
Questa veste dava una cert'aria di maestà a quelli, che la portavano; ed è probabile che l'imperatore Bassiano la preferisse a tutte le vesti Romane, e che ne facesse il suo abito ordinario, atteso che tal vestimento faceva comparir meno piccola la sua statura; e per tal motivo gli fu dato il soprannome di Caracalla.
Vi erano altre Caracalle, ma non avevano niente di comune con quelle degli Atrebati che la sola denominazione. Talune potevano paragonarsi ad una specie di casacca militare, che scendeva tutto al più alto fino alle ginocchia; e le altre più grossolane ancora ad uso di Contadini avevano un cappuccio, che tenevano abbassato o calato sulla testa come più loro piaceva.


carceres
Erano a Roma la parte del Circo, dove al segnale, che davasi, s'aprivano gli steccati; ed i Cavalli, o i Carri di lì partivano tutti insieme per correre nell'arena.

carisie
o Caristie. Feste Romane, durante le quali si facevano dei banchetti, ove non si ammettevano che parenti e alleati. I Romani avevano imitate simili feste dai Greci, che le celebravano in onor delle Grazie.

carmentali
Feste, che si celebravano in Roma nei mesi di Gennajo e Febbrajo in onor di Nicostrato madre di Evandro soprannominata Carmenta, perchè era solita di proferire i suoi Oracoli in versi.

carneje
Feste Greche in onore di Apollo.

carptor
Si dava tal denominazione allo Schiavo che era incaricato di trinciare le carni allorchè erano servite a tavola; il che doveva essere da lui fatto con molta destrezza e proprietà. Pare che secondo l'espressione Latina non fosse che un trinciatore di Carni, e non quello che da noi chiamasi scalco; distinzione, che forse in quei tempi non conoscevasi.

cateja
Arme de' Galli. Era un dardo assai pesante, che scagliavasi da vicino. La sua lunghezza era di un cubito in circa.

catervarj
Così chiamavansi i Gladiatori, che combattevano in truppa, e mescolavansi venendo alle mani gli uni con gli altri.

cavalieri
Aggeres. Così erano chiamate certe elevazioni o ammassamenti di terra, su cui si collocavano macchine da guerra per gli assedj: ecco come quelli si costruivano. Si cominciava il ripieno o rinterro sull'orlo d'un fosso, e non lungi al di qua dal fosso medesimo. Vi si lavoravano al coperto dei mantelletti, che ergevansi molto alti, e quivi stavano i soldati a lavorare senza essere offesi dalle macchine degli assediati. Questa specie di mantelletti non erano sempre di graticci o fascine, ma di pelli crude, di materasse, o d'una sorte di tenda fatta di grossi canapi, il tutto sospeso tra due stili molt'alti, piantati in terra; il che rompeva la forza dei colpi di qualunque cosa, che gli assediati potevan gettare. Si continuava questo lavoro sino all'altezza di quelle tende, che s'elevavano a misura che il lavoro andava più avanti. Riempivasi nel tempo istesso lo spazio vuoto dietro al rinterro con pietre, terra e qualunque altra materia, mentre che altri pareggiavano e battevan coi magli per rendere il terreno compatto saldo, e capace a sostenere il peso delle torri e delle macchine, che si alzavano sulla piattaforma. Da queste torri e dalle batterie di Baliste e di Catapulte partiva una grandine di pietre, di freccie, e di grossi dardi, che cadevano su i rampari, e sulle fortificazioni degli assediati.

cavalieri romani
L'Ordine dei Cavalieri Romani traeva la sua origine dai 300. Giovani, de' quali Romolo formò la sua Guardia, e che furono detti Celeres.
Gli Equites o Cavalieri Romani nei tempi, che non erano che Militari, hanno spesso variato di nome. Sotto Romolo e sotto gli altri Re posteriori furono chiamati Celeres come sopra, Flexumines, poi Trossuli dal nome d'una Città di Toscana, che presero senza il soccorso di alcuna Infanteria; e quell'ultima appellazione restò loro fino a O. Gracco, quando non furono più conosciuti se non che sotto il nome di Equites o Cavalieri. I Gracchi furono i primi, che fecero dell'Ordine Equestre un Ordine separato sotto il titolo di Giudici, e fu per piacere al Popolo e mortificare il Senato, col quale non andavan d'accordo. Cicerone nel suo Consolato profittò della Congiura di Catilina per far risaltare l'Ordine Equestre, ascrivendo a sommo onore di provenire da quello. Da tal epoca in poi quest'Ordine parve formare un terzo Corpo nello Stato; ed è per sì fatto motivo che ancora al dì d'oggi (dice Plinio il Naturalista, dalla cui Storia abbiam ricavata questa notizia) non si nomina l'Ordine Equestre se non che dopo il Popolo Romano, perchè quello è l'ultim'Ordine, che siasi formato. «Propriamente parlando, dice l'istesso Scrittore, sono gl'Anelli d'Oro, che hanno stabilito un terz'Ordine intermediario tra il Popolo ed il Senato, ed è la ricchezza, che ora conferisce il titolo, il quale per lo passato davasi dal servizio, ch'erasi prestato nella Cavalleria. Non è neppur lungo tempo che l'Anello d'Oro è divenuto il seguo caratteristico dell'Ordine Equestre. Allorchè Augusto fece de' Regolamenti concernenti alle Decurie dei Giudici, la maggior parte di questi non portavano ancora che l'Anello di Ferro: si chiamavano allora Judices, e non Equites. La voce Equites era riservata per quelli, che divisi in diverse Compagnie, detta Turmae, avevano un Cavallo somministrato dalla Repubblica». Il Sig. Le Beau nelle sue Memorie sulla Legione Romana discutendo questi passi di Plinio fa vedere che gli Scrittori, i quali trattarono dell'Ordine Equestre dopo della sua istituzione, non hanno impiegato la parola Ordo Equestris se non che per un anacronismo conforme alle idee de' loro contemporanei, a fine di denotare i Cavalieri Romani prima ancora dei Gracchi,
L'Ordine de' Cavalieri in Roma teneva, come abbiamo accennato, il punto di mezzo tra il Senato ed il Popolo, ed era come il vincolo, che univa i Plebei co' Patrizj. In effetto era indifferente per essere ammesso nell'Ordine de' Cavalieri l'essere di Famiglia Patrizia o Plebea: bastava soltanto d'essere Cittadino Romano, d'avere l'età di 18. anni, e 400. mila sesterzj di valore: Beni, che fanno in vecchia moneta di Francia un Capitale di Lire 86033.6.8. In quanto a ciò che riguarda i particolari ornamenti, ed i segni, che portava il Cavaliere Romano, se ne conoscono tre, i quali sono la phalera, gli anelli d'oro, e la veste detta trabea. Rispetto all'angusticlava fu questo un distintivo, che non s'introdusse se non dopo dello stabilimento dell'Ordine Equestre, e che faceva conoscere i Cavalieri differenziandoli dai Senatori. La Repubblica somministrava a ciascuno di essi un Cavallo, che per tal motivo era detto equus publicus. Finalmente avevano de' posti particolari nell'Anfiteatro, nel Circo, e negli altri Spettacoli pubblici.
Oltre alla guerra, che era la principale occupazione dei Cavalieri Romani, ottennero altresì il diritto d'amministrar la giustizia e profferir sentenze in molti affari contenziosi speciali; ma quasi sempre unitamente al Senato. In generale erano molto considerati in Roma, ed è ciò tanto vero quanto che gli Appaltatori delle Entrate della Repubblica si traevano dal loro Corpo e parimente tra di loro venivano scelti i soggetti o individui per passar nel Senato. La rivista detta transvectio, che ne veniva fatta tutti gli anni, non servì che a dar loro una considerazione maggiore.
Ecco come eseguivasi. Agli Idi di Luglio, vale a dire il 15. di questo Mese, tutti i Cavalieri con una corona d'olivo in capo e vestiti con abito di cerimonia montavano a Cavallo, portando in mano i militari ornamenti, che avevano ricevuti dai Generali in premio dei loro valore, e così sfilavano in rivista dal Tempio dell'Onore fino al Campidoglio. Là era assiso il Censore sulla Sedia Curule, e faceva l'istessa cosa per i Cavalieri come pei Senatori. Se qualche Cavaliere conduceva una vita sregolata; se aveva diminuito a segno i suoi Beni che non gli fosse rimasto abbastanza onde sostenere con dignità il nome di Cavaliere; o se aveva avuta poca cura del suo Cavallo; il Censore gli comandava di restituirlo, ed era allora rimproverato d'indolenza, ed escluso dall'Ordine. Se al contrario il Censore rimaneva nella rivista contento, gli ordinava di passare avanti col suo Cavallo.
Il Censore faceva pure la lettura del Catalogo dei Cavalieri; e colui, che era nominato il primo, si chiamava il Principe della gioventù, Princeps juventutis. Ciò non vuol dire per questo che i Cavalieri fossero giovani, mentre ve ne furono molti, che invecchiarono in quell'Ordine, come Mecenate favorito d'Augusto; ma tal nome era restato loro fino dallo stabilimento di quel Corpo, che dapprima di tutti giovani fu composto
L'Ordine equestre formato, come qui sopra si è referito, a tempo de' Gracchi, e portato al più alto punto di splendidezza sotto Cicerone; si separò a poco a poco dalle Legioni. Si nasceva Cavaliere Romano, e le Iscrizioni ce n'additano di tutte le età. Non fu più un titolo, che si acquistasse per militari servigj, mentre Ovidio fu Cavaliere Romano senza mai aver portate le armi. Il favore e le ricchezze fecero i Cavalieri: alcuni peraltro servirono ancori nella Legioni. (V. Celeri).
I Cavalieri erano pure una delle Classi dei Cittadini in Atene; ma per essere di questa Classe faceva mestieri essere in grado di mantenere un Cavallo da guerra.


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